Il gioco è solitamente un’attività ludica gradevole, sia per grandi che per piccini. Ma la cosa cambia molto se parliamo di gioco d’azzardo e ancora di più se si tratta di quello patologico. Cosa significa? Nell’articolo di oggi spieghiamo di che si tratta, quando arriva ad essere un disturbo psicologico e cosa fare. Non perdertelo! E ricorda che si tratta questo tema e molti altri nel nostro Master in Psicologia Clinica.

Il Gioco d’Azzardo

Il gioco per piacere, svago o per fini monetari ha migliaia di anni di antichità ed è stato presente in quasi tutte le culture. Babilonesi, etruschi, egizi, cinesi, greci e romani avevano diversi giochi d’azzardo. La ricerca di eccitazione e la lotta contro la noia sono stati alla base del gioco in tutte queste epoche.

L’enciclopedia Treccani definisce il gioco d’azzardo come:

Attività ludica in cui ricorre il fine di lucro e nella quale la vincita o la perdita è in prevalenza aleatoria, avendovi l’abilità un’importanza trascurabile. Ne esistono svariati tipi, dai più antichi, come il gioco dei dadi (azzardo deriva dall’arabo az-zahr, che significa dado), a quelli più recenti effettuati con apparecchi automatici o elettronici. Possono dar luogo a una condizione patologica di dipendenza consistente nell’incapacità cronica di resistere all’impulso al gioco, con conseguenze anche gravemente negative sull’individuo stesso, la sua famiglia e le sue attività professionali.

Si parla di gioco d’azzardo dove non c’è nessuna relazione oggettiva tra le abilità della giocatrice o giocatore, come nel caso delle slot machines, e il risultato del gioco, quindi questo gioco è soggetto alle leggi dell’azzardo. In questa tipologia dei gioco il risultato finale dipende solo dalla fortuna e dalla casualità. Non c’è la possibilità di controllare il risultato da parte del giocatore che realizza solo un’azione e il risultato è indipendente dal comportamento personale.

Tipi di gioco d’azzardo

Tra i giochi d’azzardo, ci sono quattro grandi classi di gioco:

  • Leciti e illeciti.
  • Amministrazione pubblica o privata.
  • Per il contenuto.
  • Per il potere di creare dipendenza.

Il gioco d’azzardo può essere di due tipi:

  • attivo (carte, dadi e domino con puntate con soldi, corse di cavalli, giochi da Casinò, scommesse sportive, ecc.): È quel gioco che richiede delle conoscenze, abilità o perizia reale o immaginaria da parte di chi scommette. Raccoglie anche quei giochi che favoriscono la credenza di “avere un sistema”.  Almeno, chi gioca pensa di avere un sistema o strategia mediante il quale riuscire ad avere il premio. Non è tanto il gioco in sé come le connotazioni che gli sono state attribuite e che sono state accettate dalle persone che giocano. Questo tipo di gioco li coinvolge molto di più, cosicché, chiedendo di più, crea più dipendenza ancora.
  • passivo (biglietti della lotteria, slot machines, bingo): quello che dipende solo dalla fortuna e che inequivocabilmente non richiede nessuna azione, conoscenza o abilità da parte di chi gioca, solo la stessa fortuna di poter accedere al premio.
Gioco d’azzardo patologico

I giochi d’azzardo, accettati socialmente, sempre disponibili e legalizzati, hanno provocato la nascita di un certo numero di persone che non sono capaci di controllare gli impulsi del gioco. Qui si inizia dunque a parlare di gioco d’azzardo patologico, disturbo da gioco d’azzardo o dipendenza da gioco. Si tratta di un comportamento abusivo e problematico, nel momento in cui sono colpite le aree della vita della persona che presenta il disturbo.

Attualmente, il gioco d’azzardo patologico è categorizzato nella sezione dei disturbi relazionati a sostanze e disturbi che creano dipendenza. Viene riconosciuto come un disturbo da dipendenza non relazionato a sostanze, però con caratteristiche dell’eziopatogenesi simili ai disturbi da dipendenza per consumo di sostanze, perché attivano in maniera simile gli stessi sistemi di ricompensa.

L’ansia di giocare espressa dai giocatori è equivalente al craving dei dipendenti dalle sostanze psicoattive. Il craving è l’eccessiva preoccupazione e desiderio intenso di soddisfare la necessità che si prova di realizzare il comportamento da dipendenza.

  • Perdita di controllo: difficoltà di astenersi. Incapacità di fermare il comportamento una volta intrapreso.
  • Astinenza: sintomi caratteristici che appaiono quando viene interrotto il comportamento da dipendenza. La sintomatologia più caratteristica include irritabilità, inquietudine, depressione e difficoltà di concentrazione.
  • Tolleranza: necessità di aumentare il coinvolgimento nel comportamento da dipendente per conseguire l’effetto originale prodotto da essa.
  • Preoccupazione per il consumo della sostanza: il coinvolgimento progressivo del giocatore nel comportamento relazionato al gioco provoca l’eliminazione di altre attività che fino a quel momento erano ritenute importanti dall’individuo.
  • Persistenza nel consumo della sostanza: il giocatore compulsivo persiste nonostante le conseguenze negative e i conflitti che queste provocano.
  • Tendenza alla ricaduta: rappresenta un fenomeno clinico di grande importanza che ostacola l’instaurazione di un trattamento efficace a lungo termine. La ricaduta avviene solo quando c’è la disponibilità di realizzare tale comportamento.
Che fare?

Il problema fondamentale di un giocatore compulsivo è che molto spesso questo problema viene nascosto e non riconosciuto. Familiari e amici devono prestare attenzione ad ogni piccolo segnale; a comportamenti, alle alterazioni dell’umore e ai cambiamenti che avvengono a livello di interazioni sociali o di gestione del denaro. Ai primi segnali è indispensabile consultare uno specialista, che possa accertare la dipendenza e costruire un percorso di guarigione, anche attraverso strutture specializzate nella dipendenza dal gioco d’azzardo.

Il percorso di riabilitazione consiste nell’apprendere abilità emotive e sociali, risolvendo le problematiche sottostanti che scatenano la dipendenza. l trattamento per la cura del gioco d’azzardo patologico prevede un supporto psicologico, con il quale si si riesce a mettere in relazione pensieri, comportamenti, tensioni e stati emozionali che la persona sperimenta durante il gioco compulsivo.

La terapia è finalizzata a ricercare un nuovo stile di vita e favorisce l’autonomia dell’individuo nel tenersi lontano dal gioco, diminuendo i rischi di ricadute. Il percorso comprende anche la cura di patologie psichiatriche e l’assistenza per la risoluzione di problematiche economiche.